mercoledì 4 marzo 2020

Riflessioni sull'intersezionalità

Condivido con piacere le Riflessioni sull'intersezionalità di Andrea Grasselli.



Essere intersezionalisti significa combattere più lotte insieme (ambientalismo, antispecismo, salute, razzismo omofobia), allo stesso livello.
Ora: una delle caratteristiche dell'antispecismo è di mettere gli animali al primo posto, di focalizzarsi sugli animali. Questo non vuole dire che le altre forme di lotta non meritino considerazione, ma noi mettiamo gli animali al primo posto.
Ci sono migliaia di enti e di associazioni che si occupano delle altre forme di oppressione; esse fanno un lavoro importantissimo. Ma se ci mettiamo anche noi a voler lottare per tutte le discriminazioni, il messaggio antispecista viene annacquato e gli animali (che sono gli ultimi degli ultimi su questa terra) vengono dimenticati ancora di più.

Il problema è che è impossibile essere tutti d'accordo su tutto. Se escludiamo dalla lotta allo specismo tutte le persone con le quali siamo in disaccordo su un qualche punto, rimaniamo da soli (e probabilmente a litigare con noi stessi perché anche noi riusciamo a contraddirci da soli e a non essere sempre chiari sulle nostre posizioni).
L'intersezionalità, sotto le spoglie di una bella cosa, nella realtà della natura umana è la morte dell'antispecismo. Una prova? Quello che è successo con AV Italia: volendo mettere altre forme di lotta (giustissime) sullo stesso piano dell'antispecismo, ha spaccato AV in due (o forse anche in tre o in quattro). Questo perché è successo? Perché di nuovo si sono messe le dispute tra umani davanti alla lotta allo specismo.
È giusto e doveroso essere attenti a tutti i tipi di ingiustizie, ma se non c'è qualcuno che mette veramente le vittime del più grande sterminio della storia al primo posto, peggio di tutti gli olocausti, chi lo fa?
Non c'è nulla di male nell'intersezionalità in sé, anzi è una cosa nobile. Ma nella realtà in cui ci troviamo, di fronte a tutti i limiti e a tutti i conflitti della nostra società, inevitabilmente ci incartiamo, diventa impossibile mettere dei paletti condivisibili da tutt*.
Come dice bene Gary Yourofsky, la violenza contro gli animali non umani è l'origine di tutte le violenze. Quindi se si riesce a superare la violenza maggiore, si creano le basi per superare anche le altre violenze.

Un antispecista intersezionalista dovrebbe partecipare (per esempio) ad una marcia LGBT composta unicamente da vegani. Se partecipa ad una marcia LGBT dove sono presenti anche non vegani, automaticamente si trova a fianco di coloro che sostengono lo sfruttamento degli animali non umani, che è la più grande forma di oppressione della storia, il più grande sterminio della storia.

Prima domanda:

Se un antispecista intersezionalista partecipa ad una marcia per la liberazione animale non vuole accanto persone che non siano attive anche contro altre forme di discriminazione.
Poi la stessa persona partecipa ad una marcia per i diritti delle donne o per i diritti LGBT e si trova circondato da 90 - 98% di mangiacadaveri e secrezioni animali. È quindi circondato da persone che discriminano gli animali non umani, gli ultimi degli ultimi di questa terra. Però in questa seconda situazione, l'antispecista intersezionalista sta marciando insieme ai più grandi oppressori della terra, non si schifa a marciare accanto a chi perpetra il più grande crimine mai visto su questa terra. Perché?

Una possibile risposta è che l'intersezionalista marcia accanto ai mangiacadaveri e secrezioni durante una marcia per i diritti LGBT perché è consapevole del potenziale delle persone di essere sensibilizzate anche sulla liberazione animale.

Seconda domanda:

L'intersezionalista crede quindi che le persone che mangiano cadaveri e secrezioni possano essere sensibilizzate sulla questione della liberazione animale e che quindi possano cambiare visione e abitudini di vita, poi lo stesso intersezionalista ritiene impossibile sensibilizzare gli omofobi sui diritti LGBT, quindi vuole escludere gli omofobi da una marcia per la liberazione animale. Perché?

Oltretutto, il passaggio da onnivoro a vegano comporta dei cambiamenti reali nella propria vita, mentre un cambiamento di visione sui temi LGBT non comporta nessun adeguamento del proprio stile di vita, quindi è potenzialmente molto più facile.

Terza domanda:

Capisco che non si vuole essere accanto ad un omofono in un cubo, neanche a me farebbe piacere. Però con un cattolico come ci si dovrebbe comportare? In Italia ce ne sono tanti, quindi è probabile che l'internazionalista si trovi accanto ad un cattolico in un cubo. E la religione cattolica è specista, omofoba, sessista, antiaborto, impedisce la funzione di prete alle donne. Questo non crea problemi? E invece il cattolico come ti comporta se ha accanto a te un ateo nel cubo? Un ateo è colui che nega l'esistenza di dio, quindi offende uno dei capisaldi della visione cattolica del mondo. Come ci si comporta in questo caso?

Quarta domanda:

È chiaro che non se ne esce? Con un po' di lucidità, ci si rende conto di come l'intersezionalità sia una grande trappola nel mondo in cui viviamo. Forse non lo sarebbe in un mondo teorico-ideale, ma nel mondo teorico-ideale non sarebbero probabilmente neanche necessarie le lotte contro le discriminazioni, perché probabilmente non esisterebbero.
E siamo sinceri: quante sono le probabilità di incontrare un omofobo ad un cubo? 1%? Si tenta di demolire un'organizzazione molto efficace nel cercare di far finire il più grande sterminio della storia a causa di un fenomeno marginale? E le vittime dello sterminio dove restano di fronte a tutte queste elucubrazioni teoriche?

Termino citando due attivisti AV:
«L'intersezionalità è una cosa nobile, ma per sostenere tutti si rischia di non aiutare nessuno.»
«Mentre si disquisisce di termini e parole, milioni di animali continuano ad essere sfruttati ed uccisi ovunque. Lo chiederei a loro se interessa che ci si definisca intersezionalisti o meno.»

Andrea Grasselli 27.2.2020