giovedì 12 maggio 2016

"Cibi di Luce" di Marcello Pamio


“Un frutto maturato in modo naturale sull’albero, un ortaggio o un chicco di cereale integrale, sono predigeriti dal calore e dall’amore delle forze solari, per cui quando vengono mangiati dall’uomo o dall’animale rilasceranno una qualità di luce e di energia proporzionale alla loro naturalezza.
Completamente diversa sarà invece la luce contenuta nella carne di un animale costretto a vivere in campo di concentramento intensivo per tutta la sua breve esistenza allo scopo di essere poi macellato con enormi sofferenze. (…)
Quando un uomo o un animale muore, le forze eteriche, cioè la luce interiore, abbandonano  il corpo e in quel preciso istante iniziano i processi putrefattivi e di decomposizione. (…)
(…) vale per l’animale ucciso nei macelli (…) L’uomo a questo punto tenta di giocare tutte le carte che ha per rallentare la decomposizione che comprometterebbe la vendita dei cadaveri: congelamento, essiccazione, utilizzo di gas e liquidi, ecc.
Ma tutto ciò inutilmente, perché appena muore la mucca, il vitello, il maiale, l’agnello, il pesce o il volatile, subito tutte le forze eteriche abbandonano l’involucro e la luce si spegne.
Tale blackout non avviene così repentinamente nel Regno vegetale perché la luce per un po’ rimane ancora impregnata nelle molecole (…)
Le conferme non mancano: un chicco o un seme possono germogliare, quindi dare la vita, anche dopo molti anni.
La Vita si sviluppa da chi possiede la Vita. Se un seme è in grado di generare un intera pianta, significa che quel seme conteneva al suo interno, la pianta stessa come archetipo, ma anche la Vita.
Da una bistecca o da un pesce possono svilupparsi solo batteri putrefattivi e vermi, che servono a demolire la bistecca stessa. (…)”

(Tratto da: “Le Leggi della Naturae il ruolo della Luce nell'alchimia della Vita” di Marcello Pamio)

Nessun commento:

Posta un commento