Tratto dal libro: "Le Leggi della Natura e il ruolo della Luce nell'alchimia della Vita" di Marcello Pamio
“Un frutto maturato in
modo naturale sull’albero, un ortaggio o un chicco di cereale integrale, sono
predigeriti dal calore e dall’amore delle forze solari, per cui quando vengono
mangiati dall’uomo o dall’animale rilasceranno una qualità di luce e di energia
proporzionale alla loro naturalezza.
Completamente diversa sarà
invece la luce contenuta nella carne di un animale costretto a vivere in campo
di concentramento intensivo per tutta la sua breve esistenza allo scopo di
essere poi macellato con enormi sofferenze. (…)
Quando un uomo o un animale
muore, le forze eteriche, cioè la luce interiore, abbandonano il corpo e in quel preciso istante
iniziano i processi putrefattivi e di decomposizione. (…)
(…) vale per l’animale ucciso
nei macelli (…) L’uomo a questo punto tenta di giocare tutte le carte che ha
per rallentare la decomposizione che comprometterebbe la vendita dei cadaveri:
congelamento, essiccazione, utilizzo di gas e liquidi, ecc.
Ma tutto ciò inutilmente,
perché appena muore la mucca, il vitello, il maiale, l’agnello, il pesce o il
volatile, subito tutte le forze eteriche abbandonano l’involucro e la luce si
spegne.
Tale blackout non avviene così
repentinamente nel Regno vegetale perché la luce per un po’ rimane ancora
impregnata nelle molecole (…)
Le conferme non mancano: un
chicco o un seme possono germogliare, quindi dare la vita, anche dopo molti
anni.
La Vita si sviluppa da chi
possiede la Vita. Se un seme è in grado di generare un
intera pianta, significa che quel seme conteneva al suo interno, la pianta
stessa come archetipo, ma anche la Vita.
Da una bistecca o da un pesce
possono svilupparsi solo batteri putrefattivi e vermi, che servono a demolire
la bistecca stessa. (…)”
Nessun commento:
Posta un commento